Erebor, la Montagna Solitaria, è un picco situato a nord del Rhovanion che si erge solitario oltre le sponde settentrionali del Lago Lungo, in mezzo alla grande pianura che va dai confini orientali del Reame Boscoso di Thranduil fino ai Colli Ferrosi e al fiume Carnen a est. La montagna si eleva per 3500 metri e svetta in un grande picco che rimane coperto di neve anche d’estate. Fu lì che si sviluppò il più grande regno dei Nani della Terza Era.

Dopo la caduta di Khazad-dûm ad opera del Balrog nel 1981, i sopravvissuti, sotto la guida di Thráin I, giunsero alla Montagna Solitaria e lì istituirono la prima fase del regno, che durò dal 1999 fino al 2210 quando Thorin I decise di riunirsi ai suoi parenti negli Ered Mithrin. Ma in quei luoghi i Nani subirono pesanti attacchi da parte dei Draghi, si scatenò una vera e propria guerra e alla fine di questa nel 2510 Thror riportò una parte dei Lungobarbi alla Montagna, la quale divenne allora il più grande regno dei Nani, arricchendosi grandemente e instaurando rapporti commerciali con gli Uomini del Lago e della Valle, oltre che con gli Elfi, sebbene con maggiori difficoltà.

La grande ricchezza accumulata tuttavia rappresentò, di nuovo, la loro rovina, perché il Drago più grande del tempo, Smaug il Dorato, venne attratto dalla brama dei tesori della Montagna. Nel 2770 la bestia calò sulla città umana di Dale, la distrusse e poi devastò la Montagna. I Nani superstiti dovettero fuggire di nuovo, verso un esilio precario, guidati dal Re Thror, dal figlio Thráin e dal giovane nipote Thorin.

Fu proprio Thorin Scudodiquercia a iniziare l’impresa per la riconquista della Montagna, con la spedizione celeberrima che è il cuore della vicenda de “Lo Hobbit”.

Assieme a dodici compagni di varia estrazione sociale, tra cui Balin, i suoi nipoti Fili e Kili, Dwalin, Oin, Glóin, Nori, Dori, Ori, Bifur, Bofur e Bombur, venne convinto nel 2941 dallo Stregone Gandalf a portare con sé il più improbabile degli “scassinatori”: Bilbo Baggins. Lo Hobbit si rivelò decisivo per entrare nella Montagna e soprattutto per affrontare il Drago a colpi di dialettica. Smaug montò in collera, decise di attaccare la città di Pontelagolungo, ma venne ucciso da Bard l’Arciere. Thorin non poté tuttavia godersi il trionfo e il Regno, infatti accecato dalla brama di ricchezze non volle risarcire gli Uomini per la distruzione causata da Smaug e arrivò quasi ad uno scontro militare con loro e gli Elfi del Reame Boscoso, anche a causa della grande gemma, simbolo del suo popolo, l’Arkengemma, che Bilbo aveva preso e donato a Bard onde tentare di far addivenire Thorin ad un accordo. Quest’ultimo tuttavia non pervenne a più miti consigli e anzi rinfocolò la sua collera: le cose si sarebbero messe molto male, sennonché si verificò un attacco a sorpresa di Orchi e Lupi contro la Montagna Solitaria per impadronirsi dei suoi tesori, quindi Elfi, Uomini e Nani si unirono contro il nemico comune.

Ebbe così inizio la Battaglia dei Cinque Eserciti, vinta con perdite e sofferenze, tra cui la morte dello stesso Thorin Scudodiquercia e dei suoi giovani nipoti, Fili e Kili. Il Regno della Montagna venne sì restaurato, ma dal cugino di Thorin: Dain Piediferro dei Colli Ferrosi. Così ebbe inizio la rinascita del popolo della Montagna.


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