Gli Elfi giunsero in Aman su invito dei Valar divisi in tre schiere che poi sarebbero divenute tre popoli ben distinti. Vi erano i Vanyar, prediletti delle divinità, i più puri e ineffabili; i Noldor, grandi artefici e artigiani, prediletti di Aulë; infine i Teleri, più affini alla natura, al mare, ai boschi e più restii ad abbandonare le sponde della Terra di Mezzo, infatti molti di loro vi rimasero come Sindar: gli Elfi Grigi.
I Noldor furono certamente la più importante tra le Tre Stirpi degli Eldar, quelli che maggiormente ne forgiarono il destino con le loro scelte e le loro imprese.
Essi, grandi artigiani, lavoratori impareggiabili di pietre, gemme e metalli preziosi, nei giorni del Meriggio di Valinor abbellirono ulteriormente il Reame Beato con le loro opere di fattura senza eguali.
Il più rinomato tra i fabbri dei Noldor fu Fëanor, lo Spirito di Fuoco, figlio del Re dei Noldor Finwë e della sua prima moglie Míriel Serindë che fu letteralmente consumata da questa gravidanza, avendo trasferito nello spirito di Fëanor la forza che avrebbe potuto sostenere molti. Ella giacque come malata dopo aver dato alla luce suo figlio e infine si addormentò in Lórien mentre il suo spirito si involava per le aule di Mandos: così fu la prima a morire nella terra di Valinor.
Suo marito la pianse a lungo e riversò il suo amore su Fëanor che crebbe rapidamente come animato da un segreto fuoco interiore, divenendo grande in possanza e sapienza. Egli inventò nuove lettere per l’alfabeto degli Eldar, le lettere fëanoriane, che migliorarono l’opera di Rúmil e, grazie anche all’aiuto del padre della sua sposa Nerdanel, il fabbro Mahtan, divenne ben presto il massimo artefice tra i Noldor.
Fëanor creò infatti gemme artificiali che erano in grado di assorbire e ritrasmettere la luce, altri oggetti straordinari, perfino i Palantíri, le famose Pietre Veggenti, erano frutto del suo ingegno.
Infine quando Melkor stava per essere liberato dai Valar dopo ben tre ere trascorse in prigionia a Mandos, Fëanor, sentendo l’ombra del destino avvicinarsi, mise mano alla più grandiosa tra le opere degli Elfi di tutti i tempi: i Silmaril.
Erano questi ultimi Tre Gemme indistruttibili, fatte di un materiale sconosciuto e in esse il loro artefice racchiuse la Luce amalgamata degli Alberi di Valinor cosicché anche nel più profondo degli abissi il loro chiarore non si affievoliva mai. In quelle radiose Gemme, subito santificate e benedette dai Valar cosicché qualsiasi cosa malvagia che avesse a toccarle veniva arsa e consumata al tatto, fu dunque racchiusa l’ultima Luce degli Alberi che continuò a splendere in essi anche dopo la loro morte e fu sigillato il destino stesso di Arda.
Melkor bramò da subito i Silmaril e diffuse tra i Noldor menzogne spingendo una stirpe contro l’altra, Fëanor stesso contro i suoi fratellastri, Fingolfin e Finarfin, frutto del secondo matrimonio di Finwë con Indis la Chiara.
I malumori dei Noldor guastarono la pace di Valinor prima che il Maligno fosse pronto alla sua vendetta e questa si verificò nella maniera più tremenda: Melkor, aiutato da Ungoliant, uccise gli Alberi, poi Finwë e infine rubò i Silmaril.
Pazzo di dolore e non fidandosi più dei Valar, che considerava alla stregua di tiranni e di carcerieri per il suo popolo, Fëanor pronunciò un terribile Giuramento: lui e la sua Stirpe avrebbero perseguito con odio implacabile chiunque avesse osato tenere un Silmaril di loro proprietà fino alla fine dei tempi. Poi egli spinse i Noldor alla Ribellione ed essi si lasciarono sedurre da quel fuoco e dalla promessa di nuovi liberi regni che avrebbero potuto governare nella Terra di Mezzo, tra costoro vi era anche Galadriel.
La crociata di Fëanor fu costellata di crimini: per ottenere le navi con cui attraversare il mare i Noldor si scagliarono contro i Teleri e quello fu il Primo Fratricidio in cui Elfi versarono il sangue di Elfi ad Alqualondë in Valinor, ma non sarebbe stato l’ultimo. Per questo essi furono maledetti da Mandos e il loro destino fu segnato per sempre dall’inevitabile esito della sconfitta. Infatti Fëanor riuscì sì a tornare nella Terra di Mezzo e a sbaragliare gli eserciti di Morgoth nella Dagor-nuin-Giliath, la Battaglia-sotto-le-Stelle, ma fu poi sconfitto dai Balrog e non riuscì mai a riprendersi i Silmaril né ci sarebbero riusciti in seguito i suoi figli.
Il suo spirito di fuoco dissolse il suo corpo e si involò per le aule di Mandos dove avrebbe atteso fino alla fine dei tempi la Seconda Primavera.