Númenor, anche conosciuta come l’Ovesturia o Andor, “La Terra del Dono”, o ancora Elenna, “Verso la Stella”, fu un’isola al largo delle coste occidentali della Terra di Mezzo, in vista di Valinor, nel corso della Seconda Era.

Númenor fu concepita ed edificata dai Valar come un dono per i coraggiosi Edain, gli Uomini Amici degli Elfi che nella Prima Era si erano battuti contro Morgoth, affinché qui essi potessero giungere e prosperare in eterna alleanza con gli dèi e gli Eldar. Così, finita la Prima Era, guidati dalla luce della Stella di Eärendil che solcava i cieli con la sua Vingilot, chiamata Rothinzil dagli Uomini, questi ultimi abbandonarono la Terra di Mezzo, devastata dalla Guerra dell’Ira e si diressero verso la loro nuova patria: Númenor.

Il loro Primo Re fu Elros, figlio di Eärendil e fratello di Elrond, che aveva scelto di essere annoverato nella Stirpe degli Uomini e che dunque rimase un mortale, sebbene ai Númenórenai o Dúnedain i Valar avessero concesso altresì come ricompensa il dono di lunghe vite, diverse volte più lunghe delle vite degli Uomini comuni della Terra di Mezzo che in quest’epoca regredirono quasi ad uno stadio primitivo.

L’Ovesturia invece, fertile, spaziosa, benedetta da un clima perfetto e dalla luce dei Valar prosperò e i Dúnedain si accrebbero in possanza, statura e conoscenze. I secoli del governo di Elros furono beati e il monarca stesso si spense all’età di 500 anni, avendone trascorsi ben 410 sul trono, addormentandosi beatamente e passando serenamente dal sonno alla morte.

Il Meriggio di Númenor rappresentò l’apice dello splendore per la Stirpe degli Uomini, tuttavia, per quanto la loro natura potesse arrivare sin quasi sulle soglie della beatitudine e per quanto le Terre Immortali fossero in vista, difatti dalla cima del Meneltarma, il monte al centro dell’isola, era possibile scorgere la bianca Torre di Tol Eressëa al largo verso Ovest e il porto di Avallónë, tuttavia gli Uomini non avrebbero mai potuto evitare il Dono di Ilúvatar e il destino di morte riservato alla loro specie.

Inoltre vi era il Bando dei Valar: nessuno di loro avrebbe mai potuto navigare ad Ovest tanto da non riuscire più a scorgere le coste della loro isola. Inizialmente queste cose non provocarono sconvolgimenti nella natura dei Númenórenai ed essi si dedicarono a navigare verso est e verso le coste della Terra di Mezzo, colonizzandole e riportando un po’ di civiltà anche in quelle lande.

Ma col tempo il pensiero della morte si fece più pressante e sempre più ostilità suscitava il Bando, considerato da alcuni come un impedimento per i Dúnedain ad ottenere quello che gli Elfi già avevano e che ora spettava anche a loro: l’immortalità.

Nel corso dei secoli il malumore crebbe e la paura della morte si fece sempre più oppressiva poiché tante più erano le ricchezze e la gloria accumulate in terra dai Númenórenai, tanto meno volentieri essi erano disposti a separarsene, attaccati alla vita e a ciò che avevano ottenuto in essa. Il pensiero della morte li spinse a costruire grandi tombe e mausolei in cui eternarsi nella pietra per sempre, mentre i giovani e ambiziosi cominciarono a diventare grandi capitani di mare e comandanti di guerra per espandere sempre di più l’Impero di Númenor ad est e godere delle ricchezze del mondo a completa sazietà, finché fosse stato possibile.

Col tempo si creò una spaccatura nel popolo: da una parte i Fedeli, gli Elendili, gli Amici degli Elfi, legati alle antiche tradizioni e convinti che Númenor dovesse rimanere fedele a quell’amicizia, al rispetto dei Valar e impegnarsi a non violarne il Bando, pena la revoca di ogni privilegio ricevuto. Dall’altra invece vi erano gli Uomini del Re: imperialisti, guerrafondai, avidi accumulatori di ricchezze e bottini, costoro erano la maggioranza e credevano che Númenor, diventata ormai potente per terra e per mare, avesse il diritto di conquistare anche l’immortalità di Valinor con la forza, violando il Bando.

Númenor decadde inesorabilmente e finì per corrompersi, sebbene la sua forza militare continuasse a crescere e infine il suo ultimo Re, Ar-Pharazôn, fece l’impensabile. Convinto da Sauron egli attaccò Valinor con una gigantesca armata e questo atto di sfida agli dèi fu severamente punito. L’Isola del Dono si inabissò nel mare e la sua rovinosa Caduta cancellò per sempre quella splendente civiltà mentre i pochi Fedeli rimasti, guidati da Elendil e dai suoi figli si rifugiarono con le loro Nove Navi sulle coste della Terra di Mezzo.


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