Gli Elfi creati da Tolkien sono i Primogeniti tra i Figli di Eru Ilúvatar, il Dio unico, mentre gli Uomini sono i Secondogeniti o Successivi.
Sono più belli e dotati di potere, ma soprattutto sono immortali, nel senso che vivono quanto vivrà il mondo naturale e al suo destino sono indissolubilmente legati. Possono essere uccisi in battaglia, ma possono reincarnarsi; provano un profondo amore per Arda, la Terra, e con il passare delle Ere aumenta la loro saggezza e la loro malinconia, per le distruzioni a cui hanno dovuto assistere.
Nel saggio Sulle Fiabe Tolkien afferma che gli Elfi rappresentano la parte migliore dell’umanità, che ama la bellezza e desidera contribuire alla sua creazione e conservazione, invece di desiderare il dominio sulla natura.
Il loro regno è quello dell’arte, ma ad un livello talmente elevato da condurre il soggetto che vi si trova coinvolto in una vera e propria “realtà secondaria”, tanto da poter essere definito come “incantesimo”.

Origini

Gli Elfi di Tolkien sono una creazione del tutto indipendente che non può essere ricondotta a precedenti ben precisi, anche se si possono rintracciare fonti e modelli a cui l’Autore si è ispirato, pur rielaborandoli e trasformandoli del tutto autonomamente.
Egli stesso afferma che i suoi Elfi sono più simili ai cavalieri delle leggende arturiane che al Piccolo Popolo del folklore o alle fatine ed agli spiritelli che, dal Sogno di una Notte di Mezz’Estate di Shakespeare sino all’età vittoriana, hanno dominato l’immaginario inglese.
Se proprio vogliamo trovare dei “precedenti” possiamo pensare ai Liosalfar, gli elfi luminosi della mitologia norrena ed ai Thuatha de Danaan della mitologia irlandese.
Nonostante queste affermazioni, espresse in età ormai matura, nei suoi primi componimenti (1914-15) un giovane Tolkien abbozzò alcune poesie su folletti e fatine in cui la descrizione degli esseri fatati mantiene una certa vicinanza con l’atmosfera della fiaba romantica da un lato e con l’immagine diffusa nell’immaginario fiabesco della sua epoca dall’altro, ma si tratta di elementi da cui si distaccherà completamente nelle opere della maturità.
In questo periodo egli utilizzava indifferentemente i termini elfi e fate, ed il sentimento dominante è la nostalgia per le “fate svanenti” che hanno abbandonato le terre dei Mortali. La speranza è che le sante fate e gli elfi immortali non siano svaniti del tutto, ma che sia ancora possibile, per chi ha la sensibilità giusta, scoprirne perlomeno le tracce.
Di tutto ciò negli scritti più maturi non rimase quasi traccia.

La nascita degli Elfi nella Prima Era

Nel Silmarillion si legge che gli Elfi si destarono sulle rive del lago di Cuiviénen, detto l’Acqua del Risveglio, all’inizio della Prima Era del Mondo sotto la luce stellare, prima che il Sole e la Luna comparissero a rischiarare la Terra di Mezzo, ed anche nelle Ere successive hanno mantenuto una particolare predilezione per gli astri luminosi che risplendono come gioielli nella notte. Alzando lo sguardo verso il loro splendore pronunciarono la prima parola: “Ele” – Guarda, ed El chiamarono le stelle.
Diedero a sé stessi il nome di Quendi – Coloro che parlano con voci, ma vennero presto chiamati Eldar – il Popolo delle Stelle. Essi stessi sembrano circondati da un alone di luce simile agli astri che tanto amano.
Gli Elfi furono i primi ad inventare il linguaggio ed hanno insegnato l’arte della parola agli Uomini, Barbalbero dice che desideravano comunicare con ogni creatura vivente, tanto che “svegliarono” gli alberi e insegnarono loro ad esprimersi.

Le stirpi degli Elfi

Il Vala Oromë si presentò ai primi Elfi e parlò loro dello splendore di Valinor, invitandoli a seguirlo e a dimorare presso i Valar, per vivere in perfetta felicità, lontano dalla Terra di Mezzo ancora oscura e piena di pericoli.
Al suo apparire molti Elfi furono colti da timore, e questo era opera di Melkor, il Vala malvagio che instilla la paura nei cuori, ma furono inviati degli ambasciatori a Valinor e questi tornarono pieni di meraviglia, convincendo le loro genti a seguirli.
Così tre casate si misero in marcia per il lungo viaggio:
Il popolo di Ingwë, i Vanyar, detti Elfi Luminosi per il colore dorato dei loro capelli, partì per primo e non tornò mai più nella Terra di Mezzo, vivendo in pace e gioia con i Valar.
Il popolo di Finwë, i Noldor, scuri di capelli e con gli occhi grigi, giunse anch’esso a Valinor, sono questi gli Elfi più desiderosi di acquisire saggezza e conoscenza; la loro stirpe fu protagonista, nel bene e nel male, di tutte le lotte e le battaglie che caratterizzarono la Prima Era.
La terza stirpe, i Teleri, era guidata dai due fratelli Elwë ed Olwë; essendo il popolo più numeroso però, una parte restò indietro, spaventata dall’attraversamento delle montagne e non giunse mai a Valinor.

Tra questi un gruppo si allontanò affascinato dal grande fiume, che prenderà poi il nome di Anduin, dando origini agli Elfi Nandor che vissero accanto a torrenti e cascate sviluppando abitudini proprie, e raggiungendo la massima conoscenza di alberi ed erbe, animali terrestri e volatili.
Alcuni di loro raggiunsero il Beleriand e furono chiamati Laiquendi – Elfi Verdi. Gli altri Nandor vennero conosciuti come Elfi Silvani, vivendo nelle foreste del Rhovanion.

La schiera che seguiva Elwë rimase a lungo ad attenderlo quando egli si smarrì preso dall’amore per Melian, una Maia, ossia uno spirito minore ma simile ai Valar, e rimase poi con lui e la sua regina nella Terra di Mezzo, dando origine ai Sindar, i più saggi tra gli Elfi della Terra di Mezzo, poiché il loro sovrano era stato a Valinor e la loro Regina era superiore a qualsiasi Elfo.

Un ultimo gruppo infine rimase sulle coste della Terra di Mezzo, di fronte all’Oceano che la separa dalle Terre Imperiture, convinta da Ossë e Uinen, i Maiar che si occupano dei mari interni, e questi furono i Falathrim, primi marinai e fabbricanti di navi della Terra di Mezzo; Círdan fu il loro Signore.

I Falmari furono invece quei Teleri che decisero di proseguire il Viaggio Verso Ovest scegliendo come proprio Re Olwë, fratello di Thingol, e fondando la città di Alqualondë – il Porto dei Cigni, nelle Terre Beate, poiché amavano la voce del mare.

Le tre stirpi presero il nome di Eldar, ma molti altri Elfi si rifiutarono di partire e rimasero nella Terra di Mezzo, preferendo la luce delle stelle, le fronde degli alberi e i vasti spazi che già conoscevano: vennero chiamati gli Avari – i Riluttanti. Molti di loro si unirono agli Elfi Silvani; questi appaiono meno saggi e “civilizzati” degli Eldar, poiché non contemplarono mai la luce dei Valar.