Tolkien è un Classico della letteratura: dato acquisito, nel mondo, ma che in Italia fa fatica ad emergere, dato che ancora si tende a limitarlo al genere fantasy o si ci perde nella ricerca delle “fonti” del suo lavoro: operazione assolutamente legittima, quest’ultima, ma che spesso rischia di perdere di vista il contributo originale che l’autore dà alla letteratura. Dato che è ormai chiaro che Tolkien parla di grandi temi- la vita, la morte, la scelta di coscienza, il desiderio umano, il rifiuto del potere per il potere…- bisognerebbe metterlo a confronto con i grandi autori della storia e vedere quali percorsi possano esserci in comune, o in alternativa ad essi.

Questo è esattamente quello che fa Ivano Sassanelli, nato nel 1986, professore di Diritto Canonico presso la Facoltà Teologica pugliese di Bari, e amico di Sentieri Tolkieniani, col suo recentissimo libro, uscito nel 2023, presso DOTS edizioni, “Il Professore e il Poeta. Viaggio nel desiderio umano con Tolkien e Dante”: libro che apre una nuova strada di studio di Tolkien. Come sottolinea nell’introduzione Giuseppe Pezzini ( professore di Lingua e letteratura latina al Corpus Christi College dell’Università di Oxford) il lettore alla fine del libro capirà che “alla radice dell’unità tra Dante e Tolkien c’è qualcosa di più profondo, che a che fare con la fede- certamente innanzitutto- ma anche e soprattutto con un comune amore per la parola letteraria”. 

Parole che condivido in pieno: non si tratta, come ogni tanto si cerca ancora di fare, di trovare parallelismi precisi tra un poeta del Duecento e un professore di Oxford nato nel 1892, ma di farli dialogare sui grandi temi sui cui si sono interrogati: la vita, , la morte, Dio, il desiderio, l’amore e la conoscenza. Temi che i due autori hanno affrontato secondo le loro sensibilità lontane nel tempo ma vicine nello spirito, in quella comune nostalgia d’infinito che, sottolinea Sassanelli, si fa “meraviglia e creatività letteraria”. Attraverso la chiave di lettura della meraviglia, vera cifra caratteristica di Tolkien, possiamo trovare un percorso comune con Dante, nel quale l’autore ci accompagna con passione e rigore. Nessuna delle ipotesi e suggestioni del testo è lasciata al caso, ogni percorso è arricchito da citazioni dei testi dei due autori che mostrano l’affinità dei percorsi.

Si va dalla comune capacità di creare linguaggi e parole nuove, soffermandosi sul termine dantesco “trasumanar” e quello tolkieniano di “eucatastrofe”- vero perno della sua poetica- alla centralità per entrambi del tema del desiderio umano, e all’importanza decisiva del viaggio: i due concetti sono legati perchè, leggiamo nel testo, “nel viaggio letterario dantesco e tolkieniano le stelle, e quindi il desiderio, sono centrali: esse sono quell’elemento naturale che più richiama al soprannaturale, che fa alzar lo sguardo al cielo“: come non tornare con la mente a quel passo del Silmarillion dove gli Elfi, appena svegliati dal loro sonno, vedono il mondo e le stelle per la prima volta, indicando al compagno vicino il cielo e dicendo in elfico “ele”, ossia “guarda”?

Questo è un punto centrale: ogni cantica della Commedia di Dante termina con la parola “stelle” e le stelle per Tolkien sono un elemento centrale, generativo di storie, sentimenti, desideri e speranze.

Molti sono i temi del libro, e non vogliamo privarvi della sua lettura: ma vorrei sottolineare altri due aspetti centrali, che mi hanno colpito molto nella lettura, dato che dimostrano come l’autore abbia intrapreso la giusta strada per far capire nel modo giusto quanto Tolkien sia un Classico.

Il tema della conoscenza orgogliosa, cruciale in entrambi gli autori: notissimo è il “folle volo” di Ulisse per inseguire la virtù e la conoscenza, che, essendo nato dall’orgoglio personale, conduce alla rovina; ma altrettanto importante è il “folle volo” di Pharazon, re dei Numenoreani che, bramando l’immortalità degli Elfi e dei Valar, si fa convincere da Sauron a sfidare Dio e così facendo conduce la sua terra alla rovina, come leggiamo nel Silmarillion.

Credo che sia stato un grande merito, questo di Ivano Sassanelli, di aver portato ad un confronto delle due situazioni, che sono legate, come leggerete nel libro: far dialogare Tolkien con i classici è essenziale, e l’autore lo fa con bravura e, lasciatemelo dire, con umiltà.

Ultimo punto che voglio rimarcare è il fatto che Sassanelli ha colto bene un altro legame che unisce i due autori, e precisamente la tecnica narrativa del “non-detto”: il raccontare situazioni e implicazioni non solo attraverso ciò che leggiamo, ma ciò che la mente formula ragionando su ciò che leggiamo, spalancando mondi e prospettive. Tecnica che, per chi scrive, è sempre stata centrale nell’arte di Tolkien, e ho apprezzato particolarmente questa sottolineatura da parte dell’autore.

Insomma, “Il Professore e il Poeta” è un libro assolutamente da leggere, che vi condurrà in un viaggio appassionante attraverso il desiderio umano assieme a due giganti del pensiero: Tolkien e Dante!