Oggi vorrei invitarvi, cari lettori, ad immergervi in una riflessione sul lavoro e sul possibile significato delle Opere del Professore. In particolare vorrei parlare di quello che viene definito “escapismo”.
Quando parliamo di fantasia o fiabe, il termine “letteratura di evasione” spesso va di pari passo con loro. Purtroppo, però, non è sempre usato in connotazione positiva. Alcuni considerano l’escapismo buono e innocuo, altri lo trattano con disprezzo e sfiducia e Tolkien era molto ben consapevole di quest’ultima classe di critici.
Nel suo saggio On Fairy-Stories ha affrontato la questione in modo dettagliato, affermando che la “fuga” era una delle funzioni principali delle fiabe e della fantasia.
Ma da cosa “evadiamo”? E come possiamo fuggire leggendo questo tipo di letteratura?
In On Fairy-Stories Tolkien diede alcune nozioni di cui potremmo aver bisogno per fuggire, comprese le miserie dell’età del robot, la povertà, la fame o la morte.
La finzione di Tolkien è segnata in particolare dall’assenza di qualsiasi macchinario elaborato, o comunque, è assente qualsiasi macchina complessa come possiamo intenderla noi, che potremmo vedere e applicare ai nostri tempi.
C’è, ovviamente, Saruman con quella che potremmo definire la “sua ingegneria genetica”, i progressi tecnologici a Isengard (“Il vecchio mondo brucerà nel fuoco delle industrie”) e la devastazione nella Contea; Lotho con il suo mulino meccanizzato che inquina la Contea e rovina il paesaggio con il suo orrore e bruttezza; Sauron e Saruman che usano esplosivi e altre armi avanzate nelle battaglie e assedi.
All’interno delle opere di Tolkien le “macchine” rimangono per lo più limitate all’uso e al consumo dei soli “cattivi”; invece gli altri schieramenti usano asce, spade o archi per combattere, cavalli da viaggio e fuoco per cucinare.
Versioni precedenti delle storie pubblicate, che possono essere trovate nella History of Middle-earth, si ispirano a Sauron e sono usate dalle navi di metallo númenóreane senza vele che possono viaggiare ad alta velocità in qualsiasi momento, indipendentemente dal vento.
Quando inizia l’assedio di Gondolin, ci sono serpenti di ferro che trasportano molti Orchi di Melkor all’interno della città elfica. Tuttavia, queste esposizioni estreme di tecnologia avanzata sono state lasciate saldamente nelle versioni transitorie e non sono mai state apportate ai testi pubblicati.
Tolkien sosteneva che gli Elfi, la magia o i draghi non erano l’unico modo per escludere la realtà, quindi se si preferiva leggere di cavalieri, principesse o castelli, stavano comunque fuggendo “dal nostro tempo presente e dalla nostra miseria fatta da sé” (Tales from the Perilous Realm, p. 380).
L’amore e la cura che Tolkien ha dedicato alla descrizione della natura nei suoi scritti, sottolineano la sua ferma convinzione che la fuga di un prigioniero (cioè un lettore di fantasia) dalle circostanze che non gli sono congeniali non è un male, in quanto non ci si allontana da ciò che realmente è importante.
Secondo quanto detto sinora, credo che molte persone debbano rivedere la loro posizione riguardo coloro che, magari, leggono solamente libri di “evasione” evitando frasi del tipo “ma leggi solo favolette?” o simili.
Scherzi a parte, spero che abbiate apprezzato l’argomento e che vi aiuti a farvi una vostra idea in merito.
Al nostro prossimo incontro…
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