Il terzo episodio della prima stagione de Gli Anelli del Potere , girato da Wayne Che Yip ( già in Doctor Who) , allarga il campo. Se i primi due episodi erano necessariamente introduttivi ad un mondo che, pur essendo la Terra di Mezzo, è profondamente diverso dalla Terza Era non solo per i regni e i luoghi ma anche per il caratteri dei personaggi stessi ( Galadriel ed Elrond), il terzo episodio comincia a delineare ciò che vedremo da qui in avanti: un male che sorge e vuole di nuovo dominare tutto e dall’altra tanti regni o terre che saranno scossi nel loro equilibrio da questo ritorno che in tanti non vogliono vedere.

Il cuore della puntata, però, è la meravigliosa Isola degli Uomini di Nùmenor, la Terra della Stella: è stata riprodotta con fedeltà, accuratezza e visionarietà, e ogni suo particolare è definito. Appartiene a quegli Uomini che, come dice Galadriel ad uno stupefatto Halbrand, “non sono come te“: combatterono assieme agli Elfi contro Morgoth e ne vennero ricompensati con L’Isola ed una vita decisamente più lunga.

Eppure, ora, quell’antica amicizia si è spezzata, e al pensiero Galadriel prova dolore. La futura Dama è ancora avvolta dal dolore e dai suoi tratti Noldoreschi, non guarda in faccia a nessuno e il suo modo di presentarsi alla Regina Miriel è emozionante. Declama orgogliosamente il suo nome e quello di suo padre Finarfin; ma il suo carattere Noldor non le fa avere prudenza e tende a farle dimenticare quello che sa: i Numenoreani odiano gli Elfi e dai tempi di Re Ar-Adunhakhor,bisnonno di mio nonno”, come dice Miriel, le lingue elfiche sono proibite e così lo sbarco degli Elfi ( si può leggere di questo nei Racconti Incompiuti, una delle fonti “non dichiarate” della serie). Per fortuna, trova un alleato sottotraccia in Elendil ( un Lloyd Owen davvero convincente, che trasmette molto bene il carattere del personaggio di Tolkien) che la stupisce perchè sa parlare Elfico e la invita a cavalcare fino alla Sala dei Saggi, la dimora dei Fedeli, coloro che ancora non hanno abbandonato l’antica amicizia con gli Elfi. Il momento in cui Galadriel cavalca lungo la costa che porta alla vecchia dimora della casata di Elendil è toccante, perchè il suo sorriso mentre cavalca, abbandonando per un attimo strategie e dolore, riporta alla mente il suo carattere”da Amazzone”, come dice Tolkien in una lettera del 6 Marzo 1973. La scena forse non è esteticamente delle migliori, ma il suo cuore concettuale invece sì. Lentamente vediamo Galadriel cambiare. Grazie all’aiuto di Elendil e della sua biblioteca ( altro riferimento fedele ai testi) scoprirà che Sauron sta davvero tornando, non per sopravvivere ma per dominare in quella terra che un giorno diverrà Mordor. E questo cambia le carte in tavola, e lei non pensa più a se stessa ma all’intera Terra di Mezzo. Chiaro che, dopo questa svolta, alcune linee narrative cominceranno ad incrociarsi.

La parte di Nùmenor presenta altre situazioni interessanti: la prima apparizione di Pharazon ( Trystan Gravelle) che mostra le caratteristiche delineate da Tolkien prima della salita al trono: prudenza ufficiale ma tra le righe ostilità verso gli Elfi e i loro amici e lingua piena di miele ma velenosa ed arrogante; il dialogo filologico tra Miriel ed Elendil sui significati del nome di quest’ultimo, il primo “senza pericolo”, ovvero “Amante delle stelle“, l’altro davvero pericoloso, per i tempi che corrono, “Amico degli Elfi“: se c’è una situazione che esprime appieno che cosa vuol dire “fedeltà a Tolkien”, è proprio questa.

Vediamo accennato il rapporto tra Elendil e i figli: Earien, personaggio inventato sui cui è presto per dire qualcosa, l’accenno ad Anàrion che è già in mare e che vedremo in seguito; ma soprattutto il rapporto difficile, intenso, pieno d’affetto eppure con delle ruggini tra Elendil ed Isildur che dovremo andare a scoprire. Isildur, giovane, rimpiange un passato idealizzato, Elendil guarda avanti.

Apparentemente, sembra invenzione degli sceneggiatori, eppure non lo è del tutto. Loro hanno certamente elaborato ma tutto parte da Tolkien stesso, dal bellissimo romanzo incompiuto The Lost Road, nel quale padre e figlio mostravano proprio queste caratteristiche, anche se lì Isildur si chiamava ancora Herendil ed era figlio unico.

E mentre, sempre a Nùmenor, seguiamo le peripezie di un sempre più interessante Halbrand- Charlie Vickers è davvero una rivelazione- , personaggio misterioso e oppresso da un passato che riporta alla mente la gente di Uldor, Re degli Orientali che combattè per Morgoth e tradì gli Elfi, nella Terra di Mezzo vediamo crescere le due altre storyline di questa puntata: partiamo da Arondir e gli altri Elfi fatti prigionieri da quegli Orchi che tutti credevano distrutti. Le scene di lotta nell’arena sono brillanti e piene di ritmo, ma ciò che colpisce al cuore è certamente il momento in cui Arondir, per salvare la vita al suo capo, si offre volontario per abbattere l’unico albero rimasto in una piana infernale che ricorda tanto la Battaglia della Somme nella quale Tolkien combattè. Il momento in cui Arondir poggia con delicatezza una mano sull’albero e in Elfico gli chiede perdono ( “Anìn apsene”) è davvero commovente e riporta al cuore di uno dei temi di Tolkien, l’amore per gli alberi. Infine, vediamo finalmente, sebbene volutamente sfocato, Adar ( Joseph Mawle), il nuovo apparente leader del male. Solo un servo minore, oppure uno dei tanti volti di Sauron? Bisogna attendere le prossime puntate per scoprirlo.

E infine, gli Harfoots: la scommessa di questa serie, che per ora è vinta, perchè la loro società è stata costruita nei minimi particolari, e appare credibile nella Terra di Mezzo: le loro severe regole di viaggio, la paura delle altre genti, il chiudersi in se stessi, e la commovente commemorazione di coloro che durante le migrazioni sono morti… e l’ostinazione di Nori- la bravissima Markella Kavenagh- che vorrebbe uscire dal sentiero e compiere qualcosa “per gli amici”, perchè pensare solo a se stessi non fa progredire.

Per questo Nori crede fortemente che lo Straniero- Daniel Weyman, bravissimo a recitare quasi solo con gli occhi- sia venuto da loro non per caso. Lei, la piccola Pelopiede “nel vasto mondo“, lotterà per farlo accettare dal gruppo e per scoprire chi è veramente. E tutti noi, credo, vogliamo scoprirlo assieme a lei.

La strada è tracciata, e il Viaggio ora può cominciare per davvero!